• Pubblicata il
  • Autore: JO CAVALLO
  • Categoria: Racconti etero
UNA STORIA DEL CAZZO – parte uno (FE) - Roma Trasgressiva

UNA STORIA DEL CAZZO – parte uno (FE) - Roma Trasgressiva

Buongiorno a tutti. In paese mi chiamano Jo Cavallo, sono un musicista di 59 anni che da giovane ha usato uno sviluppatore di pene per molti e molti mesi. Fu difficle e doloroso, rischiai anche di rimanere impotente, ma alla fine fui orgoglioso di possedere un cazzo di 21 cm. in erezione. Qualche volta lo mostrai alle ragazze del paese, ma non ero mai stato denunciato o arrestato dai carabinieri. In compenso però, qualche volta fui picchiato dai maschi della mia età che non gradivano queste esibizioni. E in effetti, anche senza ammetterlo, alcune ragazze erano state segretamente colpite dalle mie dimensioni.
Mi ero guadagnato il soprannome di Cavallo. Alcune volte, se vedevo delle ragazze sulla strada che sbirciavano dalla finestra a piano terra, davo loro uno spettacolo gratuito che sembravano apprezzare.
Era tardo pomeriggio quando uscii dalla sala prove del complesso rock con cui suonavo e vidi la 19enne Micaela, fidanzata con uno dei ragazzi che mi avevano picchiato perché le avevo mostrato il cazzo. Lei mi era sempre piaciuta anche se non era una strafiga, in particolare mi intrigavano la sua intelligenza e il suo modo di parlare. Stavo salendo sulla mia Fiat 127 bianca quando anche lei mi vide e camminò svelta verso di me. Era quasi buio, nel parcheggio non c'era nessuno e, con mia grande sorpresa, afferrò il bordo della sua gonna e lo tirò su. I miei occhi si sgranarono quando mi accorsi che non aveva le mutande e potevo ammirare la sua passerona pelosa.
Mi disse:
- Fammelo vedere, fammi vedere il tuo ​cazzo...
Lo feci e guardai Micaela mentre slacciava la camicetta e il reggiseno lasciando che le sue tette puntute si rivelassero al bagliore del tramonto. Pensai di stare sognando quando lei mi domandò le chiavi della macchina e si avviò perso lo sportello di destra per aprirlo.
La seguii palpeggiando il suo culone nudo mentre spingeva indietro il sedile, abbassava lo schienale e si sdraiava allargando le cosce. Sembrava ipnotizzata dal mio uccello svettante e maestoso.
- Dài Jo... fottimi!
Entrai in macchina chiudendo la portiera e cercando di puntarlo tra le sue gambe, ma lo spazio non bastava.
- Vaffanculo Jo... cosa stai aspettando?
Stizzito, la spostai sul sedile guidatore e mi posizionai al suo posto.
- Montami sopra, bella vaccona... ti piace il mio cazzo? Allora impalati da sola!
CONTINUA

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