• Pubblicata il
  • Autore: ANTONELLINA
  • Categoria: Racconti etero
IL FINTO PERBENE – 2^ puntata - Roma Trasgressiva

IL FINTO PERBENE – 2^ puntata - Roma Trasgressiva

La sua erezione era già al massimo, ha afferrato il cazzo con una mano destra e me l'ha puntato in fica. Era grande, molto grande e, mentre mi penetrava, sentivo un forte dolore. Lui se ne fregava e mi fissava con occhi spiritati. Tutto il mio corpo era teso. Lui neanche una piega, anzi spingeva sempre più a fondo. Dopo un po' ha sfilato il cazzo all'improvviso, si è alzato in piedi e mi ha costretto a mettermi in ginocchio. La posizione era imbarazzante, un braccio era ancora legato al termosifone e l'altro era bloccato da lui. Mi ha preso per i capelli e mi ha aperto la bocca con le dita mentre la mano sinistra si sfregava il cazzo durissimo spingendomelo in bocca con la forza. L'ho succhiato lentamente e l'ho ingoiato tutto, ma era così grande che mi soffocava E Provavo piacere. L'ho sputato fuori e ho vomitato per terra. Non... non... respirooo! Nessuna pietà. Mi ha messo a pecorina e mi ha scopato da dietro con rabbia, in fretta, sempre più in fretta. Ero terrorizzata e non riuscivo a difendermi, eppure malgrado tutto mi piaceva e stavo per raggiungere un orgasmo. Il suo cazzo mi faceva vergognosamente godere, in un mix di dolore e di piacere malato. Mi sono lasciata andare, urlando come una cagna al momento dell'orgasmo. Osservando la mia reazione inaspettata, lui s'é infoiato ancora di più, mi ha dato ancora una decina di colpi, ha estratto il cazzone e mi ha sborrato sulla schiena. Mi sono seduta e l'ho supplicato. Liberami! Per favore... liberamiiii! Neanche una parola. Mi fissava con un ghigno di soddisfazione e probabilmente pensava che ero solo ragazza viziata, una troietta che se l'era cercata. s'è è avvicinato di nuovo a me mordendomi i capezzoli Ho gridato tirandomi indietro, temendo che anche stavolta il dolore si trasformasse in piacere. La sua lingua e i suoi denti mi hanno salutato graffiandomi le tette. Solo a quel punto ********* (chissà come si chiamava veramente) mi ha tolto le manette e se n'è andato velocemente. . Mentre scrivo questo mio racconto, ho ancora i segni delle manette sul polso sinistro e nell'anima, lo desidero ancora. FINE

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